mercoledì 14 dicembre 2011

Puglia ribelle
1969-2009. A quaranta anni dal Circolo Lenin di Puglia



In occasione della manifestazione così intititolata (Bari, La Vallisa, 27 giugno 2009) fu allestita una mostra fotografica a cura di Nicola Signorile e Nino Volpe, e fu proiettato un video a cura della Oz Film, per la regia di Francesco Lopez e su testo di Pasquale Martino.
Di seguito riproduciamo il testo del video, utilizzato parazialmente anche per la mostra fotografica.


Sbarcò anche in Puglia il Sessantotto. Discese anche per la linea Adriatica. 

Cambia la lunga regione nel Tacco d’Italia. Il bracciantato di Giuseppe Di Vittorio ora ha a che fare con la moderna azienda agraria capitalistica. Il boom dell’edilizia cresce col sudore dei muratori. Giovane classe operaia, metalmeccanici e chimici entrano all’alba – a Taranto, Brindisi, Bari – per i cancelli di nuove fabbriche a partecipazione statale. A Bari e Lecce si riempiono le aule universitarie, nelle scuole medie superiori aumentano gli iscritti. Una spinta di massa all’istruzione ha come protagonisti i figli della piccola borghesia, dei ceti operai e contadini.

La guerra americana in Vietnam entra negli atenei, nei paesi, nelle parrocchie, spargendo un sentimento di giustizia negata, un bisogno di liberazione e di uguaglianza.
1967 e 1968: nelle Università nasce la rivolta studentesca contro l’autoritarismo accademico. E gli studenti pensano all’incontro solidale con gli operai e i contadini. 

Dalla ribellione contro la scuola di classe denunciata dai ragazzi di don Milani,
dalla protesta  quotidiana contro i sistemi autoritari nella scuola, nei posti di lavoro, nel paese, nella famiglia,
dalla musica dei gruppi rock e dei nuovi cantautori
nasce la scoperta di se stessi e se stesse, nasce la politica come trasformazione della vita, come sogno di rivoluzione.
E per la prima volta tante ragazze scelgono di fare politica. Semplicemente per cambiare la vita.   


Gli operai pugliesi lottano per l’abbattimento delle “gabbie salariali”, che ancora impediscono a un lavoratore meridionale di guadagnare, a parità di lavoro, pari salario rispetto a un operaio del Nord. In molte fabbriche, al Petrolchimico di Brindisi, al Siderurgico di Taranto si chiede non solo un aumento salariale, ma anche democrazia, controllo operaio, tutela contro la nocività degli ambienti di lavoro.
Alle Fucine Meridionali di Bari una occupazione durata 45 giorni suscita la solidarietà del movimento studentesco.

Autunno 1968, primavera 1969: decine di migliaia di studenti medi scioperano per il diritto di assemblea, per dire no alla selezione di classe nella scuola. Spesso si uniscono ai cortei e ai picchetti degli operai.

C’è voglia di dare stabilità, organizzazione e cultura politica alle nuove forme di lotta di classe, per ottenere il vero cambiamento: la rivoluzione. Nasce così, anche in Puglia, la sinistra rivoluzionaria, che contesta la moderazione dei sindacati e del Partito comunista.
Occupare fabbriche e scuole, bloccare le strade con i sit in durante i cortei e agli ingressi dei paesi, quando c’è lo sciopero dei braccianti. Non cedere mai, non transigere.

Il Circolo Lenin di Puglia è una espressione originale di questi anni.
Il primo gruppo si costituisce a Ceglie Messapica, e nell’estate ’68 realizza un’inchiesta sul bracciantato della collina brindisina ponendo le basi per l’incontro fra braccianti e studenti rivoluzionari.
 
Il 5 giugno 1969 viene fondato a Ceglie Messapica, nel deposito di una fabbrica di laterizi, il Circolo Lenin di Puglia. Il nuovo gruppo regionale nasce dalla fusione di quattro collettivi: al gruppo di Ceglie Messapica si uniscono il Circolo Lenin di Bari, il Circolo Che Guevara di Locorotondo e un consistente nucleo del Movimento Studentesco di Lecce.
Tra i fondatori, quel giorno, Tommaso Cito, di Ceglie, operaio in una fabbrica di Taranto, e Gino Palmisano, di Locorotondo, intellettuale, che sarà uno dei principali dirigenti regionali del circolo.

Gli inizi sono duri. Mancano mezzi, risorse, quadri: si è attenuata la piena del movimento studentesco del ’68-69. Ai fondatori del Circolo Lenin sembra, al momento, di essere pochi. 

Da giugno a luglio, la Puglia è scossa dalle lotte bracciantili per il rinnovo del contratto: un primo cimento per il neonato gruppo, che interviene a sostegno delle forme di lotta più radicali. I lavoratori si battono non solo per rivendicazioni salariali, ma anche per conquistare elementi di potere: con i nuovi accordi contrattuali otterranno, fra l’altro, l’istituzione dei delegati sindacali d’azienda. Vengono occupati dagli scioperanti gli uffici di collocamento e i comuni. Si realizza per la prima volta una consultazione di massa dei lavoratori interessati.
Sempre in quella estate, a Torino alcuni compagni pugliesi incontrano i compagni che daranno vita a Potere Operaio e a Lotta Continua; nascono contatti con operai pugliesi della Fiat, che hanno partecipato ai grandi scioperi torinesi e che in estate tornano in Puglia per le ferie. La mitologia della lotta operaia si comunica da Torino al Sud.
Ed è autunno caldo anche qua. Studenti davanti alle fabbriche, che danno rinforzo e si uniscono agli operai, sono ormai una costante.

Intanto, il Circolo Lenin pubblica il suo primo opuscolo: Lotta di classe e organizzazione.
Un testo programmatico che annuncia l’ambizione di giocare un ruolo autonomo e originale nella sinistra extraparlamentare italiana.

L’originalità del Circolo Lenin di Puglia è prima di tutto nella ricerca di un legame col  mondo contadino. Non si parla solo di braccianti, ma anche di figure miste come, a Locorotondo, i coloni, e, a Conversano e nel Salento, i piccoli contadini, impoveriti e proletarizzati dal processo capitalistico in agricoltura.
A questa linea di ricerca rispondono le pubblicazioni che appariranno negli anni, come il volume Capitale, contadini, sinistra rivoluzionaria, del 1970. 
I convegni regionali sono la massima istanza decisionale del gruppo; si tengono senza una scadenza prefissata, due o tre volte l’anno, ed eleggono a scrutinio segreto la segreteria regionale.

A dicembre si svolge a Lecce il terzo convegno, cui sono presenti osservatori di gruppi non pugliesi Viene presentato e approvato un documento di analisi sulla scuola, che fissa gli obiettivi da proporre agli studenti pugliesi: sì alla gratuità degli studi, no alla dequalificazione e alla futura disoccupazione. 

Nei movimenti degli studenti medi il Circolo Lenin recluterà ragazzi e ragazze in gran numero, estendendo a macchia d’olio il numero dei militanti disponibili, soprattutto nei comuni capoluogo ma anche in molti centri di provincia. 
Fra il ’69 e il 1970 sorgono sedi e nuclei del CLdP a Brindisi, Taranto, Foggia, Ostuni, Villa Castelli, Oria, Latiano, Corsano, Gallipoli, Alezio, Casarano, Lequile, Melendugno, Taurisano, Tuglie. Compagni e compagne della Puglia, viaggiando, fanno conoscere il gruppo a Milano, in Toscana, in Calabria e in Campania.

Pietro Alò, di Villa Castelli, già leader degli studenti medi brindisini, futuro senatore della Repubblica, è organizzatore e costruttore del gruppo nei territori pugliesi, e ambasciatore del Circolo Lenin in Italia.

Ma intanto, qualcosa di nuovo e di grave è accaduto nel Paese. La bomba di Piazza Fontana a Milano inaugura la strategia della tensione e dimostra ai giovani rivoluzionari che la lotta per cambiare l’Italia non sarà né breve né indolore. E’ la “perdita dell’innocenza”. Ora bisogna attrezzarsi a respingere le provocazioni fasciste e le trame degli apparati segreti dello Stato.

L’antifascismo militante sarà un’altra caratteristica essenziale dell’impegno politico del Circolo Lenin. Anche se l’analisi politica del gruppo assegna al neofascismo una funzione sulla carta del tutto marginale, di disturbo rispetto alla fondamentale lotta per il potere operaio.
Nella pratica dell’antifascismo militante si distingueranno specialmente le sedi di Lecce e di tutto il Salento, con il contributo in primo piano di uno dei primi fondatori, Ercole Durante.

Le prime elezioni che il Circolo Lenin incontra, le regionali del 1970, non costituiscono un problema. Semplicemente, non interessano; l’indicazione politica è di “annullare la scheda con scritta rivoluzionaria”. 
Il CLdP discute la cosiddetta questione di Stalin e soprattutto la questione sindacale, per decidere se si lavorare o no all’interno dei sindacati. Alla fine deciderà per il lavoro all’interno, “là dove sono le masse”.

Autunno 1970: un’altra stagione calda di lotte studentesche. Il CLdP è in prima fila, in tutta la regione, con le parole d’ordine “Sì alla gratuità degli studi, No alla futura disoccupazione”. Un volantone, stampato all’inizio del ’71 e distribuito in tutte le città, racconta epicamente le lotte degli studenti medi.

La cultura politica del CLdP è riassunta nella formula “Costruiamo il partito di Lenin e di Mao” con la quale si concludevano quasi sempre i volantini. La tradizione e l’innovazione: Lenin, la necessità della rivoluzione; la rivoluzione culturale cinese rappresenta la critica del socialismo burocratico.
Della Cina non si conoscono ancora le contraddizioni e i lati oscuri.
La Cina significa rivolta e contestazione permanente.

Mao, ma anche i “Quaderni Rossi” ispirano il metodo dell’inchiesta, strumento di conoscenza e di intervento politico: “Chi non ha fatto inchiesta non ha diritto di parola!”.
E si fa inchiesta fra i braccianti, fra gli studenti dell’Università, fra gli operai della Montedison di Brindisi.
Quelli del CLdP guardano anche alla Questione meridionale, ma rompono lo schema tradizionale: dicono che lo sviluppo capitalistico provoca dappertutto “sottosviluppo organico”, moltiplica i Sud in tutto il mondo.

1971: l’apice della parabola del CLdP.
In estate divampa di nuovo la lotta bracciantile per il contratto. I lavoratori delle campagne ottengono ulteriori conquiste, come l’orario di lavoro settimanale di 40 ore e la trasformazione del contratto a tempo indeterminato dopo 180 giorni di lavoro presso la stressa azienda.
Ma la piaga è anche la disoccupazione. I caporali reclutano manodopera, si parte di notte per lavorare in altre regioni. Sono le donne braccianti le vittime di questo sfruttamento.

Il Circolo Lenin di Foggia, con l’aiuto di tutta l’organizzazione regionale, interviene nelle lotte a Trinitapoli, nel cuore della grande azienda agraria capitalistica.
Nasce lì la prima sede del CLdP costituita tutta di braccianti. Ma preziosa è l’esperienza di partecipazione agli scioperi, ai blocchi, ai cortei, in molti paesi della Puglia, a partire da Conversano, dove si apre la sede locale del gruppo e dove opera Pierino Grasso, il quadro contadino più preparato, stimatissimo fra i militanti del CLdP.

Si avviano anche esperienze politiche nuove, come il lavoro cosiddetto “nel sociale”: a Gallipoli il Circolo Lenin è presente nelle lotte per la casa. A Bari viene aperta una seconda sede, nella popolare Città vecchia: entra nel gruppo Michele Romito, che partecipò, da ragazzo, alla difesa del porto contro i tedeschi il 9 settembre 1943, e che per questa azione sarà insignito della medaglia d’oro nel 1975. 

Dall’agosto del ‘71 il CLdP incomincia a pubblicare un giornale, “La riscossa comunista”.
Esce con regolarità quasi periodica fino tutto il 1972. E’ un giornale di lotta, che dà notizie fitte di scioperi, manifestazioni, movimenti, episodi di conflitto, con in aggiunta la pagina internazionale, argomenti fissi il Vietnam e la Palestina. 

A Ceglie, si riuniscono in convegno nazionale numerosi gruppi della cosiddetta ”terza tendenza” – fra i quali la Lega dei Comunisti toscana e il Gruppo Gramsci milanese – nel tentativo di accelerare la costituzione di un’organizzazione unificata.  

Il 1971 è anche l’anno dell’antifascismo, contro il dilagare dello squadrismo e contro un Msi sempre più aggressivo, che ha guadagnato voti nelle elezioni amministrative e specialmente al Sud.
A novembre si svolgono manifestazioni contro la presenza del capo del Msi Almirante in numerosi centri pugliesi (fra cui Lecce, Brindisi, Ceglie). E il CLdP va anche in “trasferta” a Matera.
Ed è l’anno della mobilitazione contro la  strage di stato, in difesa di  Pietro Valpreda ingiustamente accusato. Il 12 dicembre, anniversario di Piazza Fontana, il CLdP promuove una manifestazione regionale antifascista a Bari, di cui dà notizia la prima pagina del “Manifesto” che dedica una inconsueta attenzione a un evento politico meridionale (14 dicembre 1971, Settemila giovani a Bari per una manifestazione antifascista). Il corteo si conclude in piazza Mercantile con un comizio del partigiano Paolo Pescetti, presidente del comitato Vietnam di Milano.

Ma proprio all’indomani della manifestazione di Bari, un’aggressione squadrista contro un dirigente del CLdP a Brindisi si trasforma in un vero e proprio tentativo di omicidio.
Dovranno passare sei anni, prima che i fascisti riescano ad assassinare un compagno in Puglia: Benedetto Petrone, ucciso a Bari il 28 novembre 1977.

In quello stesso periodo il CLdP organizza uno spettacolo con il Gruppo Abeliano di Bari, un collage di testi sul caso Valpreda che gira avventurosamente per la Puglia. Si prendono contatti con la Comune di Dario Fo e Franca Rame e si costituisce la Comune di Puglia; nell’ottobre ’71 la compagnia milanese porta nel Tacco d’Italia – grazie all’organizzazione del CLdP – la commedia Tutti uniti tutti insieme scusa ma quello non è il padrone?

Nel 1972 si svolgono le elezioni politiche anticipate, nelle quali si presenta per la prima volta una formazione della sinistra extraparlamentare, il Manifesto.
Il CLdP conferma l’indicazione astensionista.
Ma la svolta a destra nel paese, visibile nel governo Andreotti che esclude il partito socialista, rende attuale un interesse per la tattica politica finora trascurata dal Circolo Lenin. Si scopre il “fronte unito”, che il CL interpreta come una “unità di base” e “dal basso”.

A giugno si riunisce a Lecce l’ultimo convegno regionale, per discutere l’ormai non rinviabile passaggio all’organizzazione nazionale. L’interlocutore privilegiato è ora l’organizzazione Fronte Unito, che raggruppa compagni e compagne della Campania, della Basilicata, del Veneto e dell’Emilia.
Il 28 gennaio 1973, a Bagnoli, nasce l’OCml (Fronte Unito). E’ la data dello scioglimento del CLdP, co-fondatore della nuova organizzazione nazionale.
Una parte dei compagni e delle compagne proseguiranno questa esperienza, altri confluiranno nel Movimento Lavoratori per il Socialismo, erede del Movimento Studentesco della Statale di Milano. Altri ancora si sono già distaccati da questa vicenda, avvicinandosi al Partito comunista, continuando il loro impegno nel sindacato, in gruppi e associazioni.

Alcuni praticheranno la “lunga marcia attraverso le istituzioni”. Alcuni soffriranno il dolore e il vuoto del “riflusso”, degli ideali delusi. Altri, la maggior parte, continueranno negli anni successivi a vivere una personale “militanza di base” nella società, nei movimenti collettivi, sul posto di lavoro, nel mondo della ricerca, della cultura e delle comunicazione.
Tutti si mescoleranno a compagni provenienti da diverse esperienze politiche.
Molte parteciperanno alle lotte femministe, molte e molti al movimento del ’77, alle prese di posizione contro lo stragismo e il terrorismo, alle proteste in difesa dell’ambiente, contro le devastazioni urbanistiche e contro le centrali nucleari, alle attività di protezione rivolte ai nuovi dannati della terra, i migranti.
Si impegneranno nella scuola, nei centri sociali autogestiti o nel volontariato, saranno nelle piazze col movimento per la pace.
Si sforzeranno di testimoniare – nei luoghi di lavoro e nella società, nei microcosmi della vita quotidiana – un’idea della politica come dimensione collettiva e partecipazione, come esercizio del diritto di parola e di critica, come liberatoria demistificazione del potere.
Nell’Italia che si trasforma, nella Puglia di trepidanti primavere, nelle tante città e regioni della loro diaspora, qualunque cosa facciano, vivranno come donne e uomini liberi.

Dedicato a

Pietro Alò
Luigi Carolì Bartolotti
Carmela Caldarola
Tommaso Cito
Alessandra De Vergori
Ercole Durante
Pierino Grasso
Mimmo Lombardi
Tonio Martina
Gino Palmisano
Gianna Pitotti
Marcello Primiceri
Realino Pully
Lanfranco Saracino
Claudio Savoia
Sergio Spedicato
Enrico Sielo
Tiziana Tangolo
Aimone Verusio

“Se fosse per i risultati non rifarei nulla di quello che ho fatto o non ho fatto.
Preferirei di no.
Ma se guardo alle intenzioni è un altro discorso.
La diceria che di intenzioni è lastricato l'inferno è maligna.
Deludenti ed effimeri sono gli esiti.
I buoni propositi sono invece un polline
che magari non fiorisce mai,
ma che profuma l'aria.”
(Luigi Pintor, "La signora Kirchgessner")

Il video è disponibile al seguente link:
http://www.ostuniribelle.it/circolo-lenin-Puglia-Ostuni.html

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