giovedì 18 febbraio 2016

I ragazzi della Puglia ribelle


I quaranta anni del CLDP


Era detto semplicemente “il Circolo Lenin”, almeno in Puglia, l’organizzazione militante della Nuova Sinistra nata a ridosso del ’68 pugliese. Era rapidamente cresciuta attorno alle università di Bari e Lecce, poi nelle scuole medie, quindi nei centri di piccoli paesi dove erano sorti circoli dai nomi come “Che Guevara” e “Camillo Torres”, a volte con apporti di pendolari delle università di Trento e di Roma. Certo è che nel giugno del 1969, quarant’anni fa tra pochi mesi, a Ceglie Messapica, ariosa collina brindisina, nasce questa organizzazione della sinistra “rivoluzionaria extraparlamentare”, di ispirazione leninista, come dice già il nome, e maoista in quanto a vulgata del marxismo e per il metodo dell’inchiesta  popolare, che gli fa vedere nei braccianti e nei contadini senza terra il soggetto meridionale del riscatto e del cambiamento nei rapporti di forza e di potere tra le classi. In quell’anno nascevano o stavano per nascere le organizzazioni maggiori della Nuova sinistra, da Lotta Continua al Manifesto, da Avanguardia Operaia a Potere Operaio, sino al Movimento studentesco di Milano. Tanto era originale il Circolo Lenin di Puglia, per essere un’organizzazione regionale, meridionale, con capacità di analisi e produzione sulle tematiche delle campagne, che nel panorama della “sinistra rivoluzionaria”veniva ben visto e accettato, con corteggiamenti e tentativi di annessione. Erano nel frattempo numerosi i rapporti nazionali con i “gruppi” e i circoli locali, da Milano a Roma, dalla Toscana all’Emilia. Per molto tempo qualche ex leader studentesco pugliese, presto accucciatosi nel PCI per malinteso realismo ed effettivo carrierismo, parlò poi del Circolo Lenin come di un “gruppuscolo” velleitario e volontaristico. Ora la vecchia sinistra storica non esiste più, quella proiezione di potenza del vecchio PCI nell’URSS e nel “campo socialista”, è ora solo un ricordo sbiadito. Nei quasi quattro anni di esistenza nelle fila del Circolo Lenin transitò qualche migliaio tra ragazze e ragazzi, con diverse centinaia di militanti stabili, decine e decine di sedi, una forte presenza soprattutto a  Bari, Lecce e Brindisi, ma con sedi anche a Taranto e Foggia, oltre che numerosi piccoli e grandi centri pugliesi. L’intervento davanti i cancelli delle grosse fabbriche di Brindisi di Taranto, e nella striminzita zona industriale del leccese, dai picchetti duri all’inchiesta, dagli scioperi ai cortei, fu immediata. La partecipazione alle lotte bracciantili era scontata e competente. Già nel 1969 si costruirono organismi collettivi nelle scuole medie. Nei primi anni ’70 nasce a Brindisi il Movimento femminista brindisino, poi a Lecce il Movimento autonomo delle donne (MAD) e a Bari il collettivo Donne in lotta: sono gli albori del nuovo movimento femminista. In breve quell’esperienza fu costitutiva di movimenti collettivi, di un nuovo spazio politico, di elaborazione culturale e autoproduzione, di una prima sindacalizzazione di massa. Lotte sociali, occupazione di case riuscite, organizzazioni di lotte dei disoccupati, attività di quartiere. Come tutta la Nuova sinistra degli anni ’70 il Circolo Lenin fu un fatto enorme di autonomia culturale e organizzativa. La scelta dell’antifascismo militante fu dettata, come nel resto del paese, dalla necessità della difesa degli spazi pubblici democratici, ma anche delle sedi e dei corpi, visto l’attivismo squadristico in Puglia di settori del Movimento sociale e delle sue organizzazioni giovanili, a volte ancora al soldo degli agrari, e comunque determinati con ripetute aggressioni e violenze ad aprirsi lo spazio per la destra anticostituzionale.

Il CLdP nasce a ridosso del ’68 pugliese, nel giugno del 1969, quando si formano i “gruppi” della Nuova sinistra italiana degli anni ’70. Non proviene quindi da quel “movimento marxista-leninista” del ’66 che fu una sequela di ideologismi, settarismi, stalinismi in varie salse, scissionismi, rapporti strani e cangianti con i paesi del socialismo reale, sin con i loro livelli statuali e diplomatici, per intenderci. Né aveva nulla a che fare con il grottesco e liturgico maoismo di “Servire il popolo” di Aldo Brandirali. Il Circolo Lenin di Puglia era a tutti gli effetti una organizzazione pugliese e meridionale (cellula romana, simpatie varie, anche in Basilicata, studenti all’università di Trento, emigranti al Nord e all’estero) della Nuova sinistra, con il problema fondante e strategico del rapporto conflittuale, di autonomia culturale ideologica e organizzativa con la Sinistra storica, massimamente con il PCI. Quindi il rapporto con il resto della sinistra extraparlamentare, con la sinistra del PSI, con la collocazione internazionale tra l’immaginario e la realtà (Nuova sinistra europea, organizzazioni palestinesi, dissidenze della Sinistra storica). Tutta la prima parte soltanto del lungo ciclo dal ’68 a tutti gli anni ’70 fu attraversata dal Circolo Lenin, e poi quel conflitto culminerà nel movimento del ’77 anche in Puglia dove avemmo con Benedetto Petrone a Bari l’ultimo ragazzo ucciso di quell’anno. Quindi Moro e il dopo-Moro, il culmine del terrorismo di sinistra, la diaspora della Nuova sinistra, il tentativo di Democrazia proletaria come cartello della Nuova sinistra e poi il PDUP per il comunismo per chi non si era ancora stancato. Ma molti di quei quadri, nonostante sbarramenti e diffidenze, trovarono spazio nel sindacato, nelle professioni, nella sinistra ufficiale, nelle assemblee elettive, nel teatro, nel giornalismo, nella cultura, nell’associazionismo e nel volontariato.

Silverio Tomeo

Il Quotidiano, Lecce, 25 giugno 2009

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